Argine di Casaltone, 1945
Il ponte costruito dai tedeschi a Casaltone, nel 1945.
Sorbolo è un paese della bassa pianura parmense, situato sulla riva sinistra del fiume Enza.
Due ponti – uno ferroviario e un altro stradale- attraversavano l’ Enza nei pressi del paese, mettendo in comunicazione le province di Parma e di Reggio Emilia. Durante la seconda guerra mondiale quei due ponti, situati lungo un’importante via di comunicazione, diventano obiettivi militari. Le bombe degli aerei alleati e il tritolo dei partigiani della Settima SAP “Julia” li mettono fuori uso. Nell’aprile del 1945, dopo lo sfondamento della Linea Gotica, i tedeschi in fuga si riversano nella Pianura Padana nel tentativo di raggiungere il fiume Po prima degli Alleati. Giunti nella zona a metà mese, provvedono a costruire un ponte di legno di fortuna, nei pressi di Casaltone, tre chilometri a sud del capoluogo. Il Comitato di Liberazione Nazionale locale, su indicazione americana, ordina di distruggere il ponte, che effettivamente viene incendiato dai sappisti il giorno 21.
Poi lunedì 23 verso le 15, sulla strada che da Casaltone conduce alla Via Emilia, appare una lunga colonna di tedeschi in bicicletta. I partigiani ne ostacolano i movimenti; e danneggiano un mezzo corazzato in transito sul ponte. Ma poi devono ritirarsi per mancanza di munizioni. Gli occupanti reagiscono con violenza.
Entrano in paese e saccheggiano e incendiano alcune case. Uccidono 21 civili: Guido Azzali (69 anni), Ubaldo Azzali (34 anni), Emilio Baroni (50 anni), Florio Benassi (23 anni), Renzo Confortini (16 anni), Luisa Dall’Asta (16 anni), Amedeo Fava (56 anni), Gianni Galvani (19 anni), Amilcare Gandolfi (53 anni), Costante Ghiretti (37 anni), Umberto Maestri (40 anni), Ercole Pesci (69 anni), Oreste Pesci (69 anni), Ennio Pesci (47 anni), Ermete Pesci (15 anni), Gustavo Pesci (56 anni), Nello Reggiani (31 anni), Giorgio Salvatori (4 mesi), Luigi Sepali (28 anni), Rino Setti (21 anni), Rosolino Zoni (29 anni). Altrettanti rimangono feriti. Poi gli aggressori raggruppano circa 300 superstiti e se ne fanno scudo contro eventuali attacchi mentre attraversano il paese, ripiegando verso Casalbaroncolo. Fra gli ostaggi c’è anche il parroco di Casaltone, don Giovanni Morini, che invano cerca di placare gli animi e di salvare i suoi parrocchiani. Le staffette partigiane riescono a chiedere rinforzi dalla via Mantova. A questo punto i tedeschi abbandonano gli ostaggi e riprendono la loro fuga verso nord. E’ il 24 aprile 1945, il giorno prima della liberazione.
Quella di Casaltone è dunque una delle “stragi dell’ultimo giorno”, che i tedeschi in fuga compiono nei paesini della bassa padana durante la loro fuga precipitosa verso il Po. Tanto più crudeli in quanto tardive e inutili, a pochi giorni dalla cessazione delle ostilità. Episodi simili si verificano anche a Case vecchie di Ravadese e Soragna.
Riferimenti:
Vittorio Barbieri, La popolazione civile di Parma nella guerra 40-45, Associazione nazionale vittime civili di guerra, Parma 1975
Emilio Cocconi-Mario Clivio, Parliamo un po’ di Sorbolo, 1979
Marco Minardi (a cura di), Memorie di pietra. Monumenti alla Resistenza, ai suoi caduti e alle vittime civili durante l’occupazione militare tedesca nella provincia di Parma, Associazioni partigiane della provincia di Parma ALPI-ANPI-APC, Parma 2002, p. 307.www.straginazifasciste.it
www.eccidinazifascisti.parma.it
storiestoria.wordpress.com
Luogo
SP73, 240 – Casaltone, Sorbolo (PM)