Angelo Zanti

Già a dieci anni iniziò a lavorare svolgendo la mansione di garzone cestaio. A sedici anni prese parte alla Gioventù socialista. Fu militare durante la prima guerra mondiale, e falegname una volta finita la guerra.

Eletto consigliere comunale socialista a Cavriago nel 1920, l’anno successivo aderì al Partito Comunista Italiano opponendosi tenacemente allo squadrismo fascista. Ben presto fu costretto a fuggire. Vagò per molte località della provincia finché nel 1923 emigrò definitivamente in Francia, ad Argenteuil, raggiunto dopo qualche tempo anche dalla moglie e dalla figlioletta Carmen.Trascorso un anno Zanti, su incarico del suo partito, rientrò clandestinamente in Italia. La sua abitazione di Cavriago divenne luogo prescelto di molte riunioni dell’Interregionale comunista e stamperia de “l’Unità” clandestina, che con regolarità quindicinale veniva distribuita nelle province di Reggio, Parma e Modena.
Individuato e segnalato nel 1929 dalla polizia, Zanti riparò nuovamente a Parigi, ma anche lì, due anni dopo, fu fermato ed espulso per la sua attività politica. Visse clandestinamente a Nizza per qualche tempo, svolgendo un’intensa attività per la Spagna repubblicana.
Con l’esplodere della Seconda guerra mondiale, Zanti, estradato in Italia, fu confinato a Ventotene sino all’agosto del 1943. Successivamente all’armistizio fu punto di riferimento della Resistenza nel Reggiano.
Nell’estate del 1944 fu nominato ufficiale di collegamento tra il comando piazza di Reggio, le formazioni di montagna ed il comando militare regionale sotto il nome di battaglia “Amos”. Il tragico epilogo della sua vicenda personale iniziò il 27 novembre del 1944 quando con altri dirigenti della Resistenza emiliana, Zanti fu arrestato e ferocemente torturato a Villa Cucchi.

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