Testo alternativo di prova. NON SI SA DOVE COMPARE
Felice “Nero” Montanari 

Felice Montanari era un sedicenne piccolo e magro, nato nel mantovano ed entrato giovanissimo nella Resistenza con nome di “Nero”. All’alba del 5 gennaio 1945, si trovava isolato dal resto del proprio gruppo, in un casello ferroviario abbandonato, tra Poviglio e Boretto, a guardia di un prigioniero, un ufficiale tedesco che avrebbe dovuto servire da scambio con alcuni partigiani già prigionieri.

Individuato e circondato dai nazifascisti, Montanari venne circondato e comincio a difendersi sparando ora dall’una, ora dall’altra finestra, lanciando bombe e costringendo gli assalitori a mettersi al riparo, tanto che questi credettero di trovarsi di fronte ad un gruppo invece che un singolo partigiano. Dopo 2 ore le munizioni finirono e il giovane Nero non riuscì ad aprirsi un varco e fuggire, né gli altri partigiani erano in grado di portargli aiuto. I nazifascisti presero dei civili e li usarono come scudi umani, e Nero a questo punto, a corto di munizioni, prima liberó il prigioniero e poi si sparó un colpo alla testa.

Sul muro del casello lasciò scritto: “Perduto. Portate un fiore rosso”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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