Oreste Tosini
Per far desistere i partigiani dal compiere ulteriori azioni d’attacco contro le proprie truppe, i tedeschi avevano dato il via, a partire dalla fine di gennaio del ’45 ad una serie di violente rappresaglie contro i patrioti detenuti nelle carceri. Così quando, nella notte del 12 febbraio alcuni elementi della 144ª Brigata Garibaldi attaccarono tre automezzi tedeschi in transito sulla Via Emilia presso Calerno, causando la morte di due militari nazisti ed il ferimento di diversi altri, come venne ordinata così la fucilazione di venti partigiani detenuti nel carcere di Parma. Nella mattinata del 14 febbraio, presso la località Ponte Cantone di Calerno, nel luogo dove due giorni prima si era consumato l’attacco contro i loro commilitoni, i tedeschi fucilarono venti partigiani, per lo più parmensi e piacentini. I cadaveri vennero lì esposti e lasciati come monito alla popolazione civile per ventiquattr’ore. Uno dei prigionieri, Oreste Tosini, riuscì a sopravvivere alla fucilazione e a trovare rifugio presso il parroco di Calerno. Il curato, una volta ottenuta da un ufficiale nazista la promessa di risparmiare la vita a Tosini, consegnò il sopravvissuto ai tedeschi i quali però contravvenendo alla parola data, lo uccisero poco dopo presso Cadelbosco di Sopra.